Cambiamenti musicali a Cuba nel periodo pre dollaro e post dollaro
La crisi economica post rivoluzione a Cuba, avrà ripercussioni su innumerevoli livelli interni al Paese caraibico.
Questo tipo di problema investirà duramente il settore dell’arte e dello spettacolo, dando luce a molti tipi di problemi che comporteranno in seguito, ad un radicale cambiamento nei confronti della gestione degli artisti cubani.
Sicuramente il settore spettacolo è quello che in ogni Paese risulta essere il più delicato: la mancanza di carburanti, limitazioni dei trasporti pubblici e blackouts continui e duraturi dell’energia elettrica, fanno ben presto entrare in crisi il settore artistico, in particolar modo quello inerente ai musicisti.
Altro fattore negativo che investe lo show business rientra nella sempre più crescente svalutazione della moneta Nazionale dell’epoca, ed essendo la maggior parte delle forme artistiche, riconosciute e pagate dallo Stato, gli stipendi degli artisti iniziano a soffrire profondamente di mancanza di potere di acquisto generale.
Ma non tutto risulta però perduto definitivamente, questa crisi agisce in maniera piuttosto selettiva, l’impatto che ne deriva infatti, trasformerà in maniera radicale i rapporti lavorativi ma soprattutto gerarchici tra i vari musicisti.
La situazione si ribalta rispetto al periodo passato, favorendo la musica commerciale da intrattenimento e penalizzando, invece, tutto ciò che aveva da sempre regalato prestigio ed economia all’interno di Cuba: la musica dal vivo ed i concerti organizzati dei grandi artisti.
Oltre a tutto questo, ci fu l’implementazione dell’utilizzo del dollaro su tutto il territorio Caraibico, dando alla moneta originale un ulteriore colpo di grazia.
L’arrivo di ingenti masse di turisti stranieri (soprattutto Nordamericani) mescolate alla incontrollabile e voluta circolazione del contante statunitense, producono assieme un effetto positivo sull’allora tiepida vita notturna Habanera, offrendo nuove ed allettanti vie economiche a ballerini di salsa e balli latino americani, ed anche ai rispettivi musicisti delle sale da ballo di Cuba.
Tutto questo cambiamento aiuta la metamorfosi continua all’interno del mantenimento e della gestione delle produzioni artistiche cubane, tanto da spingere anche le poche aziende di spettacolo nazionali a spingere maggiormente su opere svolte all’interno di strutture aventi possibilità di accesso esclusivamente in dollari.
Da questo periodo in poi, specialmente nel settore musicale, lo Stato fonda nuove leggi che puntano a far investire anche gli stranieri nello show business cubano.
Una grande e storica svolta riguardante questo tema, viene affrontata verso la fine degli anni 80’, quando lo Stato cubano emana una nuova legge che determinerà la possibilità di esportare verso l’estero, ed in particolare verso gli Stati Uniti, tutto il materiale artistico ed informativo di Cuba, come ad esempio: documentari, documenti audio e video.
Ennesima legge a favore ovviamente dello Stato, che esaudisce nell’operazione di vendita e di cessione di licenze a case discografiche straniere, di tutti i materiali artistici raccolti dagli anni 50’ sino a quel momento, dall’unica etichetta di produzione artistica all’interno di Cuba: la “Egrem” (univocamente Statale).
Sarà solo nella prima metà degli anni 90’ che grazie alla legalizzazione della moneta americana su tutto il territorio cubano, anche gli artisti ballerini e musicisti inizieranno fortunatamente a risalire la china economica, riuscendo quindi finalmente ad ottenere il diritto di negoziazione per ingaggio lavorativo e di contratto.