Commercializzazione del Flamenco ed attinenza con la cultura Afro-Cubana
Nel corso della sua formazione, la cultura ed il ballo del Flamenco ha rischiato più volte di finire, come per altri stili d’arte, all’interno del gran calderone della commercializzazione artistica globale.
Ciononostante questa cultura, non ha ancora perso tutt’oggi il suo diretto legame con la sua terra d’origine: l’Andalusia, questo ha fatto sì che il Flamenco, nel corso dell’ultimo secolo, non si sia contaminato con altri stili di danza, rimanendo un qualcosa di totalmente originale e tradizionale.
Per questo lo spirito del Flamenco è così forte ed indelebile!
La sua forza deriva proprio dalla sua provenienza, in principio il Flamenco rappresentava la cultura e la musica dei più sfortunati, dei poveri, di coloro che per vivere la propria esistenza lo facevano per mezzo della cultura da strada, per mezzo dell’arte e delle sue mille sfaccettature e colori…
La musica, il canto ed il ballo hanno da sempre nel Mondo, salvato le classi sociali più disadattate riuscendo a creare dal nulla, i più grandi artisti mai esistiti, esattamente, gli artisti e gli sportivi più forti del Mondo, molto spesso derivano da condizioni molto precarie a livello economico.
Il Flamenco originariamente costituiva di fatto l’arte del povero, dei popoli all’epoca più sfortunati e perseguitati: arabi, ebrei, zingari, ed altri ancora che faticavano a trovare una sedentarietà sociale all’interno della cultura e del Paese spagnolo.
Spesso costretti a migrare all’interno della stessa Spagna verso zone meno controllate dal regime politico dell’epoca, in modo da essere più liberi anche sotto l’aspetto artistico.
Molti artisti di Flamenco non contenti delle condizioni sociali riservate loro in Spagna, decidono infine di trasferirsi anche fuori Continente europeo, giungendo nei Continenti americani, senza mai distaccarsi ovviamente dalla loro cultura flamenca e trasportandola in queste nuove terre.
Oggi l’Unesco riconosce il Flamenco come patrimonio culturale ed immateriale umano, è un’arte esportata da grandi ballerini, cantanti e musicisti di spessore in ogni parte del Mondo, ed è sempre stato ben apprezzato un po’ ovunque.
Secondo molti studiosi d’arte, il Flamenco ha ottenuto questo grande successo, soprattutto a ridosso degli anni 70’, quando le persone e le società iniziano ad ammorbidirsi, acculturandosi maggiormente e riuscendo ad aggiungere interesse a temi collettivi ed come l’amore negato, la passione, la sofferenza, l’abbandono, la perdita di valori, la povertà e la fame, condividendo per questi temi trattati una sorta di empatia con i popoli del Flamenco, capendo e condividendo, ma soprattutto capendo la sofferenza di queste popolazioni, l’Occidente ne inizia notevolmente ad abbracciare l’arte.
Attinenza del Flamenco all’intero della cultura afro-cubana e della salsa
Come tutti ben sanno, la prima vera salsa nasce a New York, ma come molti ignorano, la maggior parte degli ingredienti che costituiscono la salsa è di origine cubana: son montuno, changuì, danzon, rumba e afro yoruba sono i principali balli popolari che diedero più di un secolo e mezzo fa, origine a tutto ciò che oggi conosciamo come ballo latino americano e soprattutto, come salsa.
Basti pensare che in realtà la salsa a Cuba viene categorizzata nel recipiente del “Son”, prendendo il nome di Timba cubana.
Essenzialmente all’interno della Salsa e della Timba, esistono tantissime correnti e strumenti musicali anche europei, non solo africani, o meglio, la maggior parte degli strumenti a percussione deriva dall’afro, mentre quelli a corda e a fiato, sono tutti europei.
La stessa cosa vale per le ritmiche musicali, alcune delle quali provenienti anche dalla Spagna.
Nella Rumba cubana, un ballo molto noto (madrina della salsa) dove uomo e donna pantomimano una sorta di corteggiamento, oggi è molto presente anche la tecnica del Flamenco.
Per meglio intenderci, la rumba ha prettamente origine africana, con ritmi africani, strumenti afro ed è composta esclusivamente da questi strumenti a percussione; in passato gli schiavi africani deportati dai conquistadores ispanici, prendevano in giro nei momenti di distrazione i propri aguzzini, schernendo i balli popolari spagnoli (come appunto quello del Flamenco).
Cuba e tutta l’America Latina, nel periodo della colonizzazione spagnola subiva cambiamenti geo-politici di proporzioni epiche, intere popolazioni spagnole ed africane furono messe a stretto contatto in un territorio appena scoperto, ed in questo modo, la conoscenza, le arti e le culture si mescolarono notevolmente.
Da questa presa in giro, il Flamenco rimase permanente all’interno del ballo della rumba afro cubana e pertanto, in qualche maniera un poco ridotta e stilizzata, anche all’interno della stessa salsa.